I Caetani a Fondi

All’alba del XIV secolo il matrimonio tra Roffredo III Caetani e Giovanna Dell’Aquila permise la nascita di una ricca e potente signoria Caetani a Fondi, grazie anche alla politica familiare di papa Bonifacio VIII (1230 ca.-1303), autore di quella “creazione organica, ora astuta, ora violenta”2 del dominio dei Caetani nel Patrimonio e nel Napoletano. Nei suoi tredici anni di cardinalato, Benedetto Caetani iniziò ad acquistare per sé e i suoi parenti più stretti terre e castelli ai confini meridionali della Stato della Chiesa e nel Regno. Ma fu la sua elezione al soglio pontificio (25 dicembre 1294) a consentire ai membri della famiglia una rapida ascesa che provocò un vero e proprio sconvolgimento nella geografia politica dell'odierno Lazio meridionale. La loro espansione si estese nelle cosiddette terre della Campagna e della Marittima ma anche oltre tali confini. Molto presto, infatti, papa Bonifacio VIII volle assicurarsi un territorio strategico al confine tra lo Stato della Chiesa e il Regno di Napoli. Il matrimonio tra Roffredo e Giovanna consentì di ampliare verso sud la signoria familiare, contestualmente all'acquisizione dei domini della Marittima ruotanti intorno all'incastellamento di Sermoneta. Dunque, all’enorme principato già formato nello Stato Pontificio si aggiunse strategicamente l'importante e vasto patrimonio della contea di Fondi nel Regno.

La volontà dei Caetani di fondare un vero e proprio principato territoriale fu molto precoce; esso era diviso in due grandi blocchi geografici: quello orientale della Valle del Sacco, centrato su Anagni, e quello della Marittima che, fiancheggiando la via Appia e la via consolare a Occidente dei monti Lepini, da Ninfa, Norma, Sermoneta e Bassiano arrivava fino a Terracina. I Caetani controllavano dunque le più grandi strade del Lazio meridionale e la fascia costiera tra Torre Astura e Terracina. I loro possedimenti erano infatti dislocati sulle principali vie di comunicazione che attraversavano la provincia di Campagna e Marittima: la via Latina, la via Appia e la via pedemontana che costituiva un itinerario ben frequentato per andare da Roma a Napoli. Gli studiosi che si sono occupati dell’analisi storico-politica e geografica dell’insediamento dei Caetani in questi luoghi, hanno rilevato alcune caratteristiche peculiari della loro ascesa. In primo luogo, con i matrimoni di Roffredo III, dapprima con Giovanna dell’Aquila e poi con Caterina della Ratta, veniva superata la frontiera dello Stato della Chiesa generando una situazione di complessità e diversità di rapporti con le due entità sovrane entro le quali si estendeva la signoria. Inoltre, le politiche di conquista dei Caetani furono dettate da una strategia di espansione che sembra essere univoca: costruire un esteso dominio compatto, un vero e proprio stato articolato intorno ad alcuni nuclei fra loro confinanti e in grado di controllare tutta la regione, con lo scopo di isolare i centri ancora non conquistati. Dopo la morte di Bonifacio VIII, l’interesse della famiglia si focalizzò su aree non pertinenti alla signoria o anche solo all’influenza delle grandi stirpi baronali romane. Ciò comportò il carattere provinciale, non romano, mantenuto a lungo dalla famiglia, i cui domini erano tutti lontani da Roma. L’espansione si rivolse al meridione della regione e soprattutto al Regno, dove la famiglia si assimilò alla nobiltà locale. Se si eccettuano alcuni matrimoni con gli Orsini, la stessa politica matrimoniale è ricca di alleanze con famiglie del Regno o del Lazio meridionale, ma senza parentele con i casati baronali romani. Non si trattò certamente di un principato singolo e stabile e già dopo soli trent'anni dalla morte del papa ebbe inizio la scissione e la guerra tra Nicola Caetani di Fondi e i Caetani palatini e si assistette “al principio di polverizzazione familiare di tutte le famiglie baronali”.

Né il papa trasferitosi ad Avignone né Roberto d’Angiò riuscirono a fermare una guerra di cinque anni fra i due rami Caetani e i loro alleati, che coinvolse metà della provincia di Campagna e tutta la Marittima e fece perdere alla Chiesa il controllo su Anagni. Solo Onorato I, che successe al padre Nicola nel 1348, tentò di ricostituire un vero e proprio principato Caetani40: nell'epoca dello Scisma d'Occidente (1378-1417), egli riunì le terre della Marittima con quelle di Terra di Lavoro, istituendo un grande patrimonio che solo nel Regno contava, oltre ad un’infinità di castelli minori, la contea di Fondi, il ducato di Traetto (l’odierna Minturno), quello di Morcone e la contea di Piedimonte d’Alife. Esso ancora per tutto il secondo decennio del XV secolo rappresentava un territorio compatto. Ma 'erede Giacomo II non mantenne tale organizzazione e nel 1418 divise i possedimenti in due grandi blocchi geografici tra il secondogenito Cristoforo, che regnò sui territori del napoletano fu conte di Fondi, e il nipote Giacomo IV che ottenne i luoghi della Campagna e della Marittima, riportando così l'assetto territoriale a quello del principio del Trecento. Da questo momento l’estensione della signoria fondana rimase sostanzialmente invariata sino alla fine del secolo41, nonostante le vicissitudini storico-politiche quattrocentesche che videro ancora i Caetani di Fondi coinvolti nei diversi conflitti riguardanti la successione al trono napoletano, stavolta conteso da angioini e aragonesi. La seconda metà del Quattrocento è stato il momento di massimo splendore politico, economico e culturale: il governo di Onorato II, primo conte Caetani d'Aragona, fedelissimo dei re aragonesi e mecenate rinascimentale, rese la contea di Fondi una delle più potenti del Regno.

Gli eventi politici della fine del XV secolo che coinvolsero il conte Onorato III Caetani, impegnato a difendere i propri domini contro Prospero Colonna, decretarono l’epilogo del potere dei Caetani a Fondi.

Il 15 ottobre 1299 Roffredo III, pronipote del papa Bonifacio VIII e strumento della sua politica nepotistica, sposò Giovanna dell’Aquila, ultima rappresentante del casato normanno, e fu investito della contea di Fondi e degli altri beni della moglie: il re di Sicilia Carlo II ordinò al notaio Francesco di Monteleone di ingiungere ai feudatari di prestare giuramento e, nei giorni successivi, Roffredo fu immesso nel possesso della contea di Traetto (19 ottobre), dei castelli di Suio (20 ottobre) e di Itri (22 ottobre) e di tutti i diritti dell’eredità di Giovanna.

Dopo i primi anni di matrimonio senza prole, Bonifacio VIII ottenne da Carlo II che Roffredo potesse succedere nella contea di Fondi anche se Giovanna fosse rimasta senza eredi diretti. Gli anni di vita matrimoniale furono turbati anche dai conflitti che ben presto Roffredo ebbe con la suocera Giacoma Ruffo di Catanzaro: la contessa alla morte del marito aveva ereditato il castello di Suio, la possibilità di abitare nel palazzo di Traetto e l’usufrutto dei mulini di Scauri, del demanio di Traetto e della scafa del Garigliano, beni ai quali Roffredo non voleva rinunciare.

La vita di Roffredo fu una continua lotta per la difesa dei possedimenti familiari: da subito dovette combattere per conservare Ferentino e il castello di Ninfa al padre, prese parte alla guerra con Sezze e alle lotte di Anagni e di Ceccano; insieme al fratello Benedetto difese il prozio Bonifacio VIII dagli attacchi che i Colonnesi insieme a Filippo il Bello intrapresero contro di lui. La morte del papa nel 1303 minacciò ancor più la stabilità dei possedimenti. Scoppiata la guerra con i Colonnesi e altri baroni romani fu impossibile a Pietro II e suo figlio Roffredo mantenere intatti i domini nel napoletano che il papa gli aveva concesso. Per far fronte alle spese di guerra dovettero vendere alcune terre nel Regno e sacrificarono quelle che erano difficili da tenere. Nel corso di pochi anni i feudi e le ricche rendite che Bonifacio aveva favorito loro con la pressione politica furono perse, mentre riusciranno a mantenere per secoli i feudi ottenuti per eredità e acquistati legittimamente.

Dopo la morte di Giovanna, il 17 ottobre 1317 Roffredo sposò in terze nozze Caterina della Ratta; dal matrimonio nacquero Giovanni, Bello e Cyno. Nello stesso anno morì il cardinale Francesco Caetani e i figli di suo fratello Pietro II, suoi unici eredi, si divisero i possedimenti. La zona di Anagni rimase in comune e gli altri possedimenti furono divisi in due blocchi: la parte esterna posta verso i confini orientali e meridionali della regione fu assegnata al conte di Fondi, il resto della regione fu ceduta ai fratelli Benedetto e Francesco. Ma i rapporti tra il conte di Fondi e i Caetani palatini si deteriorarono e nel 1330 scoppiò un lungo conflitto tra i due rami e i loro alleati. Un accordo sulla spartizione dei beni del cardinale Caetani si ebbe solo nel 1333: in cambio di Pofi e Trevi che andarono ai Palatini, Roffredo ottenne dall’eredità di Francesco le terre di Sermoneta, Bassiano, San Donato e San Felice; poté così unire alla contea di Fondi il dominio su buona parte della confinante Marittima. I Palatini uscirono sfavoriti dall’accordo e la pace non fu duratura. I conflitti relativi anche al controllo della zona di Anagni e più in generale all’egemonia sull’intero Lazio meridionale, si riaccesero protraendosi fino al 1345-1346. Prevarranno i conti di Fondi che si affermarono come il principale ramo del casato. Roffredo «servì re Roberto in tutte le guerre e fu uno dei suoi più fedeli e valorosi capitani d'arme; a lui spettò in buona parte il merito d'aver assicurato al re di Napoli l'assoluto predominio sullo stato della Chiesa» e di aver sostenuto il re angioino nella difesa del proprio trono. Secondo Gelasio Caetani a Roffredo fu concessa da re Roberto anche la carica di vice senatore di Roma. In compenso dei suoi servigi il re lo esentò da gravami fiscali e gli conferì cariche di elevata importanza; infine il 10 agosto 1324 lo nominò suo capitano generale a guerra delle terre e dei luoghi della Marittima da Sperlonga sino a Castellammare di Stabia inclusa.

Non solo per il re dovette combattere ma anche per conservare l’integrità della contea di Fondi. In primo luogo difese la tenuta del Salto nella pianura fondana dalle pretese della città di Terracina. Sempre vive, le lotte con i baroni si placarono solo quando re Roberto per timore dell'imminente invasione di Ludovico il Bavaro cercò di appianare le discordie tra i Caetani, i Colonna, i Conti e i De papa. Il 24 marzo 1327 il re pronunciò il lodo con il quale si compose la questione delle castella e le pretese per anni avanzate dai Caetani e dai Colonna in conseguenza alla lunga guerra iniziata dopo la morte di Bonifacio VIII. Con il lodo si chiuse il conflitto di interessi fra le due case ma il contrasto politico e familiare perdurò per oltre tre secoli.

Roffredo morì entro il novembre del 1336 e probabilmente fu sepolto nella chiesa di San Francesco a Traetto come i suoi parenti. Non si conosce il suo testamento ma divise i possedimenti tra i tre figli, designando suo erede universale il primogenito Nicola a cui assegnò tutti i feudi portati in dote dalla madre Giovanna Dell’Aquila, compreso il titolo di conte di Fondi, oltre a quelli paterni di Sermoneta, Bassiano e San Donato.

Al principio del Quattrocento il patrimonio dei Caetani costituiva un complesso territoriale di notevole entità comprendente, oltre ad una infinità di castelli minori le contee di Fondi, Traetto, Morcone, Piedimonte d’Alife nel Regno, le terre di Sermoneta, Bassiano, Ninfa, Norma e San Felice Circeo in Marittima. Lo Scisma d’Occidente con le conseguenti confische, sanzioni e crociate del papa contro Onorato I e le sue terre non intaccarono sostanzialmente l’integrità del patrimonio che fino al secondo decennio del XV secolo era ancora compatto.

Prima di morire, Onorato Caetani ormai sconfitto aveva ceduto i castelli conquistati al fratello Giacomo II ma Ladislao non riconobbe quest’ultimo come erede legittimo della contea di Fondi che voleva per sé. Ma Iacobella, erede legittima di Onorato, combatté strenuamente contro il re di Napoli, contesa che si concluse con un trattato di pace il 25 maggio 1400. Nel frattempo Giacomo sempre fedele alla Chiesa di Roma negli anni delle lotte tra papi e antipapi, anche avversando il fratello Onorato, nel 1400 aveva riconquistato i castelli di Sermoneta, Ninfa, Bassiano e Norma di cui Bonifacio IX il 13 febbraio 1401 gli concesse l’investitura. Re Ladislao non tenne fede al trattato e dichiarò Iacobella ribelle e decaduta di tutti i beni. La contessa, ritiratasi presso Vallecorsa, morì nel 1412 e nel suo testamento designava re Ladislao suo erede universale per i beni posti nel Regno di Sicilia e nominava suo erede particolare lo zio Giacomo II per i beni posti nelle province di Campagna e Marittima entro e fuori Roma. Giacomo Caetani riuscì a entrare in possesso di Fondi solo alla morte di Ladislao avvenuta il 6 agosto 1414. Il 4 novembre del 1418 la regina Giovanna II, che successe al fratello sul trono di Napoli, gli confermò l'investitura della contea concedendogli anche di poterla trasmettere al secondogenito Cristoforo II e ai suoi eredi legittimi98. Infatti, nello stesso mese l’ormai ottantenne Giacomo II decise di dividere il patrimonio familiare tra il secondogenito Cristoforo II affidandogli Fondi e le terre del Regno e Giacomo IV, figlio del primogenito Giacobello, a cui diede le terre della Marittima. Fino alla sua morte, avvenuta nel febbraio del 1423, Giacomo compare sempre col titolo di conte di Fondi. Cristoforo era invece detto dominus comitatus fundani.

Sempre fedele alla regina Giovanna II nel corso dei conflitti tra Angoini e Aragonesi per la successione al trono, nel 1419 Cristoforo II fu nominato Gran Camerlengo e poco dopo vicereggente degli Abruzzi e governatore dell’Aquila. Inoltre, quando la regina fu minacciata da Luigi III d’Angiò che le contendeva il trono, Cristoforo difese a lungo lei e la città di Napoli e nel 1420 la regina lo dichiarò logoteta e protonotario del Regno a vita. Sono noti i turbolenti rapporti tra Cristoforo e i diversi re titolari del Regno di Napoli, fin dalla sua prima formazione militare a fianco del padre Giacomo II nell’esercito di Carlo III di Durazzo. In linea di massima, anche se con digressioni e successivi ripensamenti, Cristoforo fu sempre fedele al ramo dei Durazzo; sia quando la regina Giovanna II lottava contro Luigi III d’Angiò sia nel momento in cui, nel 1423, revocò l’adozione di Alfonso V d’Aragona e conferì il titolo di Duca di Calabria allo stesso Luigi, nominandolo suo erede.

Negli anni in cui Cristoforo, rimasto fedele alla regina Giovanna, combatteva Alfonso a Gaeta il conte approfittò per ampliare i propri territori, conquistando Maranola, Castellonorato e Torre del Garigliano. Ancora nel 1425 Cristoforo amministrava tutti i feudi dei Caetani, anche quelli dei nipoti nello Stato Pontificio. Il 10 aprile 1432 per paura di una confisca in caso di conflitto tra papa Eugenio IV e i reali di Napoli rinunciò definitivamente a ogni diritto sulle terre di Marittima che passarono in definitivo possesso di Giacomo IV suo nipote.

Alla morte di Giovanna II per l’estinzione di eredi legittimi si mossero a rivendicare il trono di Napoli molti contendenti. Fino ad allora Cristoforo era stato sempre fedele a Giovanna II, ma ora sposò la causa degli Aragonesi: appoggiò Alfonso V il Magnanimo re d’Aragona e di Sicilia che gli confermò il titolo di protonotario. Quando il re conquistò Gaeta agli Angioini aveva al suo fianco il giovane Onorato II, figlio di Cristoforo. Il conte aveva paura che i Caetani di Sermoneta rivendicassero i diritti di primogenitura sulla contea di Fondi e fece riconfermare da Alfonso d’Aragona i diritti di successione sulla contea di Fondi e sui feudi del Regno per sé e la sua famiglia; la concessione fu firmata dal re il 1 agosto 1437. Onorato II era il primogenito di dieci figli non legittimi avuti dalla relazione di Cristoforo con Giovannella del Forno da cui ebbe un unico figlio legittimo dopo il loro matrimonio avvenuto il 20 marzo 1436. Ma nel 1425 Cristoforo aveva già ottenuto da Giovanna II e dal papa Martino V il riconoscimento dei figli illegittimi109. Infatti, nel testamento del 31 agosto 1438 redatto nel palazzo di Fondi il conte Caetani designò suo erede universale Onorato II assegnandogli la contea di Fondi, quella di Traetto, la bastia sul Garigliano, i castelli di Suio, Castelforte, Lenola, Castellonorato, Spigno, Sonnino, Sant’Agata, San Marco, San Giorgio, Pretemaggiore, Riardo e Trentola; mentre predispose che Onorato cedesse a Giacomo la contea di Morcone.Cristoforo morì il 9 maggio 1441 e già il 15 maggio il re aragonese nominava Onorato II logoteta e protonotario a vita e ribadiva la successione alla contea di Fondi escludendo da ogni pretesa i ribelli Francesco e Onorato III del ramo di Sermoneta, nipoti di Cristoforo.

Onorato II fu il più fedele sostenitore della casa di Aragona. Divenne compagno e consigliere inseparabile di Alfonso I – e poi di Ferdinando I. Il 21 febbraio 1450 il re gli confermò la carica di logoteta e protonotario del Regno ereditata dal padre e molti privilegi, che non cessarono quando nel 1458 Ferdinando I che successe al padre gliene concesse di nuovi.

Durante la sua vita Onorato II fu in continua lotta con il cugino Onorato III di Sermoneta per contendersi l’un l’altro il proprio feudo. Mentre a Napoli alcuni baroni, tra cui il cugino del conte di Fondi, si schierarono con gli Angiò che contendevano a Ferdinando I il trono di Napoli, Onorato II prestava ingenti somme di denaro al re per sostenere la guerra e in cambio riceveva i castelli di Traetto, Suio, Torre sul Garigliano, Scauri e Castelforte che già suo padre Cristoforo aveva cercato di riconquistare e che erano invece ancora feudi del Regno di Napoli. Il privilegio più importante concesso da Ferdinando I al conte Onorato II risale al 29 ottobre 1466, atto che gli permise di entrare a far parte della famiglia reale con la facoltà di assumere per sé e per i suoi, in perpetuo, il cognome di casa di Aragona e di spartire le proprie insegne con quelle degli aragonesi mediante l’aggiunta dei pali di Aragona allo stemma Caetani.

Dopo un lungo periodo di pace durato quasi venti anni, nel 1485 iniziò la rivolta dei baroni tra cui v’era il figlio di Onorato II, Pietro Bernardino, insieme a rappresentanti delle famiglie Caracciolo, Carafa, Del Balzo, Marzano di Sessa e Orsini del ramo napoletano. Le trattative di pace videro Ferdinando I vittorioso insieme al figlio Alfonso II. I Caetani di Fondi e gli Acquaviva furono gli unici baroni indenni perché rimasti sempre fedeli al re. Nel 1486 Pietro Bernardino nonostante la pace sottoscritta dai baroni continuò a muovere guerra al padre e ad occupare alcune terre di Fondi. Onorato decise di diseredarlo e nel 1487 fece redigere un nuovo testamento indicando come suo erede universale il nipote Onorato III, lasciando alla moglie Caterina Pignatelli il castello di Maranola e alcuni altri beni della contea agli altri figli. Il 25 febbraio 1488 affidò al fratello Bonifacio la città di Sperlonga e tutti i suoi diritti e giurisdizioni.

Onorato morì il 25 aprile del 1491 nel palazzo di Fondi e fu tumulato nella chiesa di San Francesco d’Assisi nel sepolcro da lui stesso fatto erigere pochi anni prima.

Per approfondire:

albero genealogico della famiglia Gaetani dell'aquila d'aragona